Plastica: sicurezza per uso alimentare

La plastica per alimenti, solitamente ritenuta sicura, da diversi decenni è entrata nelle nostre cucine; molti di noi si domandano se sia veramente sicura, tenendo presente la diffusione di questo materiale, classificato con nomi poco noti.

I materiali approvati per entrare a contatto diretto con gli alimenti (MOCA), devono superare test che ne garantiscano l'idoneità e la sicurezza. Effettivamente i MOCA non sono molti, ma le sostanze utilizzate per realizzarli sono centinaia.

Sono state approvate, anche recentemente, direttive europee che stabiliscono indicazioni dettagliate. Le plastiche alimentari devono sempre essere contraddistinte da una precisa simbologia (simbolo forchetta e coltello) o dalla dicitura "per alimenti".

C'è da dire poi che non devono essere usate in maniera impropria, perché possono rilasciare sostanze chimiche di vario tipo.

In realtà le plastiche non rappresentano un rischio per la salute, perché i polimeri che le compongono sono contraddistinti da un alto peso molecolare e non vengono assorbiti nell'eventualità di ingestione.

Gli eventuali pericoli per la salute invece, potrebbero essere dati dalla presenza di difetti, monomeri non reagiti o parzialmente reagiti che permangono nella composizione del polimero, o dagli additivi a basso peso molecolare, che possono migrare negli alimenti. La migrazione è associata alle caratteristiche della plastica e dell'alimento, nonché alla modalità di contatto (area, tempo e temperatura) ed è pericolosa quando non vengono rispettate le norme di buona preparazione (NBP) regolate dalla legge.

Gli alimenti più a rischio sono quelli lipidici, come il burro, i formaggi e i salumi, nei quali avviene spesso la migrazione degli ftalati, additivi che vengono aggiunti alle pellicole di PVC per aumentarne l'elasticità; il Ministero della Salute ha disposto che la quantità non debba superare il 5%.

Nel massimo rispetto delle NBP, l'entità di sostanze sprigionate dalla plastica non dovrebbe superare i 10 mg per dm2 di materiale, equivalenti a 60 mg di sostanza per kg di alimento.

In base ai risultati ottenuti dai test di migrazione, il produttore dovrà rilasciare una dichiarazione di conformità ad uso alimentare (DCA), con la quale certifica che la quantità rilasciata è inferiore ai limiti prefissati.